Deih, street artist di Valencia che sta acquisendo apprezzamenti e una popolarità crescente in tutto il mondo, si trova in questi giorni a Minturno – première assoluta in Italia – dove ha aperto i battenti della sesta edizione di Memorie Urbane, dipingendo un cavalcavia di grandi dimensioni in un’area periferica della cittadina al confine con la Campania.

Quando hai iniziato a dipingere e a utilizzare il moniker Deih?

Ho sempre disegnato, sin da bambino, ma è a 14 anni che mi sono avvicinato alla street art, che stava vivendo all’epoca un vero boom culturale globale, iniziando a produrre tag e graffiti per strada. È proprio in quel periodo che nasce Deih, evoluzione fonetica dell’abbreviazione del mio nome, David, come i miei amici erano soliti chiamarmi. Successivamente ho frequentato la Real Academia de Bellas Artes de San Carlos a Valencia e sono stato 9 mesi in Erasmus a Venezia, tra il 2001 e il 2002. Non tornavo in Italia da allora.

Quali sono stati i passaggi cruciali del tuo percorso artistico?

All’incirca cinque anni fa ho rivoluzionato il mio modo di disegnare. È stato un processo naturale, un’evoluzione graduale, una crescita scaturita da un cambiamento nel mio modo di osservare il mondo circostante, di creare, di pensare agli eventi. Questo percorso introspettivo, influenzato dalla science fiction e dal cinema, in particolare da Stalker di Tarkovskji, è culminato nella serie The Insider, che ho iniziato a realizzare a Valencia e proseguo adesso in tutto il mondo. In passato lavoravo su muro soltanto con spray, mentre disegnavo con pennello e inchiostro; poi, di modo da riuscire a riprodurre la stessa estetica del mio sketchbook, ho iniziato a utilizzare il pennello anche in strada, andando a ricercare dettagli sempre più curati e sottili.

A proposito di ricerca, come nascono i tuoi lavori e con quale obiettivo?

Le opere prendono le mosse innanzitutto dal bisogno di spiegare a me stesso come funzioni il mondo, andando ad approfondire gli spunti che mi offre l’interesse per la fisica, la filosofia, la meccanica quantistica. Cerco di esplorare le emozioni che vivo e di rappresentarle concettualmente, a volte in maniera più emotiva e autobiografica, altre in un modo più riflessivo e razionale. I protagonisti sono sempre degli antieroi che assomigliano, in molti casi, a miei alter ego. Per esempio l’idea di Cosmos, la prima serigrafia da me realizzata, nasce da una meditazione sull’origine dell’universo e sull’essere umano, che sono fatti della stessa materia, atomi, molecole. Nella prima parete realizzata qui a Minturno, invece, il personaggio rappresentato vive una guerra personale interiore, uno stato di confusione che viene restituito dall’effetto di una frequenza disturbata. Il risultato dei miei lavori, dunque, è una sorta di frame per lo spettatore, che può immaginare una storia e interpretarla secondo il proprio stato d’animo e i propri parametri, che non coincidono esattamente con i miei.

Porti avanti altre attività parallelamente alla street art?

Sì, disegno illustrazioni, fumetti, animazioni. In particolare con la mia ragazza, i miei fratelli e sorelle pubblichiamo una fanzine familiare dal nome Polen (Polline, ndr) all’interno della quale compare la storia di Nebbia. È un mondo in cui l’assunzione di una sostanza psicotropa permette di rivisitare il passato attraverso memorie modificate, dove i personaggi vivono sul filo del rasoio.

Come sei arrivato a Memorie Urbane, quali erano le tue aspettative e che accoglienza hai ricevuto?

Conoscevo il festival da diversi anni per via anche di alcuni amici che vi avevano preso parte in passato, come Pichi&Avo, Escif e Hyuro, poi sono stato contattato da Davide Rossillo, che mi aveva invitato già nel 2016. Sono partito da Valencia come al solito molto sereno, felice di tornare in Italia dopo così tanto tempo. Amo vivere il presente, godermi le gioie quotidiane. È incredibile il calore di questi ragazzi, mi hanno trattato da subito come un caro amico e un membro della famiglia: non ho quella sensazione di essere «l’artista» in qualche modo distaccato dall’associazione, bensì ne sono parte integrante, come se ci conoscessimo da sempre. E questo è davvero molto speciale.

Deih farà ritorno a Valencia giovedì sera ma speriamo di rivederlo già nel corso di quest’anno, magari per una mostra personale nella nostra galleria Street Art Place, in Piazza Traniello a Gaeta.

 

Articolo di Andrea Polidoro. Foto di Ilaria Tortoriello.