GAETA

Gaeta è una cittadina in provincia di Latina e rappresenta uno dei centri più interessanti per il suo complesso di beni architettonici ed artistici nonché per la bellezza dei suoi paesaggi naturali. Le origini della città si perdono nella notte dei tempi: la leggenda vuole che il suo nome derivi dalla nutrice di Enea mentre lo storico e geografo Strabone ci dice che Kajatas era il nome che i naviganti laconi davano al suo golfo per la caratteristica forma conca.

In epoca romana Gaeta divenne la località di villeggiatura dei ricchi patrizi romani come testimoniano numerosi resti disseminati nel suo territorio. Nel Medioevo la città si costituisce in ducato autonomo i cui reggenti, di provenienza locale, hanno il titolo di Ipata. Avendo relazioni commerciali con tutto il Mediterraneo, la città si dota di una propria moneta: il Follaro che verrà utilizzata per circa trecento anni. Nel XII secolo Gaeta entra a far parte del Regno Normanno, quindi implicata nel giro della politica che si svolge tra Roma e Napoli, Gaeta finisce per legare le sue sorti a quelle del nuovo regno napoletano. Subisce, pertanto, la dominazione sveva cui seguirà quella degli angioini. E sarà proprio Carlo d’Angiò, nel 1279, a iniziare la costruzione del castello che ancora domina il centro storico cittadino. Il Castello sarà poi ampliato da Alfonso d’Aragona nel 1436.

Nel 1500 Gaeta passa sotto la dominazione spagnola e con Carlo V d’Asburgo vengono create una serie di opere difensive che servono ad affrontare le nuove situazioni belliche create dall’avvento della polvere da sparo. La città è ormai considerata “la chiave del regno di Napoli” e per tanto riceve onori e privilegi ma conta anche sotto le sue mura numerosi assedi e distruzioni. Tra il 1848 e il 1849 Gaeta diventa sede papale. Dopo la proclamazione di Roma come Repubblica romana, il Papa Pio IX e il suo seguito si rifugiano proprio qui. Certamente il più grande evento che vede protagonista la città è l’assedio del 1860-61, quando essa diventa l’ultimo baluardo del Regno borbonico accogliendo Re Francesco II, la consorte Sofia e tutta la corte. Gaeta cade il 13 Febbraio del 1861 ed è questo evento a determinare e a rendere possibile l’Unità d’Italia.

Oggi la città si qualifica come una cittadina a vocazione turistica con un’offerta molto varia, riuscendo a coniugare le esigenze più diverse. Essa possiede un notevole patrimonio artistico, ereditato dal passato; una tradizione culinaria ancora viva che è ben rappresentata dalla famosa oliva di Gaeta, dalla popolare “Tiella” nonchè dal quotidiano mercato del pesce; un contesto naturale che comprende alcune delle più importanti falesie del free-climbing mondiale e che è stato valorizzato dall’ istituzione del Parco regionale Riviera di Ulisse; ben sette spiagge che offrono al turista la possibilità di bagnarsi in un mare che ,da decenni, vanta il titolo di Bandiera blu.

TERRACINA

Terracina ha conservato delle straordinarie testimonianze della sua storia. Il Tempio di Giove Anxur sovrasta la città offrendo un suggestivo panorama su tutto l’arcipelago delle isole pontine. La città custodisce un centro storico ricco di costruzioni di epoche diverse che si è poi sviluppato attorno al settecentesco Borgo Pio e si è andata successivamente distendosi lungo lo spazioso arenile di fronte al mare.

Il vasto territorio naturale di Terracina, quello costiero, quello di pianura e soprattutto quello collinare dei Monti Ausoni, conserva ancora molta parte di quella bellezza paesaggistica originaria; inoltrandosi per qualche chilometro si possono raggiungere la valle collinare di Campo Soriano e la Madonnina di Monte Leano che si affaccia direttamente sulla pianura pontina. Terracina è ricca di tradizioni popolari come le feste del patrono S. Cesareo, le feste di S. Silviano e dell’Assunta o quella scenografica della Madonna del Carmelo con la spettacolare processione a Mare.

 

Rinomati sono i suoi vini: il Moscato di Terracina, vino ad Indicazione Geografica Tipica (Igp), il Casanese e l’Aleatico. Interessante è anche la larga coltivazione degli ortaggi e della frutta in serra grazie alla fertilità della terra irrorata dalla serie innumerevoli di canali d’acqua conseguenti all’opera di bonifica del territorio.

Il suo porto marittimo di fronte al centro storico è collegato con Ponza e Ventotene da motonavi che effettuano servizio per tutto l’arco dell’anno. Esso è stato costruito dall’imperatore Traiano ed è collegato alla serie di canali che attraversano la citta bassa e il territorio pianeggiante.

Nello stesso porto risiede un numero discreto di pescherecci che ogni giorno alimentano i mercati cittadini di pesce fresco per la delizia del consumo locale. Testimonianze di una terra amata e vissuta nei tempi sono sparse ovunque, molte delle quali ancora da scoprire, dal segno lasciato dai romani sulla roccia intagliata per far passare la strada costiera al selciato in pietra della piazza del Municipio.

Molti dei reperti sono conservati nel museo cittadino custodito nella Torre dei Rosa, il resto è a diposizione del turista come in un museo aperto e diffuso.

FONDI

Il semicerchio formato dai Monti Ausoni e i Monti Aurunci delimita l’ampia piana di Fondi, nata, secondo la leggenda, grazie ad Ercole: centro importante già in età pre-romana e scalo commerciale per i greci subì, poi, l’influenza etrusca nel V secolo e, più tardi, quella dei Volsci.

Fondi, ottenuta la cittadinanza”sine suffragio” nel 338, e poi quella piena nel 188 a.C., fu ridotta in miseria più volte a causa delle invasioni barbariche prima e degli assalti dei Saraceni poi, raggiunse il suo massimo splendore e la stabilità sotto la signoria Caetani (1299 – 1504).

Nel 1387 Fondi fu teatro dello Scisma d’Occidente con l’elezione, nella cattedrale di San Pietro, dell’antipapa Clemente VII opposto al legittimo papa Urbano VI.

Alla fine del secolo la corte fu assegnata dal re francese Carlo VIII a Prospero Colonna, famoso mercenario, il cui figlio Vespasiano, sposò la giovane Giulia Gonzaga, donna intelligente, che seppe donare a Fondi un periodo di splendore e rinascita culturale nonostante la precoce scomparsa del marito.

Uno dei momenti più tragici della storia di Fondi fu certamente il sacco della città nel 1534 ad opera del famoso corsaro Kair-Ed-Din, detto Barbarossa: questi, all’interno delle operazioni militari contro i domini italiani di Carlo V, sbarco a Sperlonga e penetrò nell’abitato di Fondi facendo razzia, non riuscendo però a rapire Giulia Gonzaga, da cui ne avrebbe tratto di certo un ricco riscatto. Solo nel 1806, con l’abolizione della feudalità, Fondi entrò nel nuovo ordinamento comunale e, attraverso il risorgimento, diede il via a quel progresso che la rende oggi uno dei più fiorenti centri della provincia di Latina.

 

Da sempre il simbolo della città è il Castello Caetani, un’affascinante costruzione rettangolare con tre torri cilindriche merlate, presentando un “gioco” architettonico basato su forme geometriche solide, al cui interno è allestito il Museo Civico che si articola in due sezioni: quella epigrafica romana e quella medievale e moderna. Numerosi gli edifici storici della città edificati in svariate epoche, Palazzo Caetani, il Duomo in stile romanico di San Pietro, che conserva ancora oggi le pale di Cristoforo Scacco (XV sec.) ed Antoniazzo Romano (XV sec.), la chiesa di Santa Maria, le chiese ed i conventi di San Francesco, la cui struttura fondativa risale alla seconda metà del XIV secolo, nella quale sono affiorati affreschi del XV secolo e di San Domenico, con il suggestivo chiostro e la chiesetta dedicata a San Tommaso d’Aquino.

I cardi e i decumani del centro storico, che ricordano ancora il piano romano, oggi corrono verso le Mura megalitiche, opere reticolati e quartieri come l’Olmo Perino che ospitava la Sinagoga e un’antica colonia israelitica, occupando tutto il quadrante nord-est del centro storico.

Se questa è la ricchezza storica, quella contemporanea non è meno importante, basata su un’attività agricola e sul commercio di prodotti della terra che danno vita al Mercato Ortofrutticolo di Fondi (MOF), centro agroalimentare all’ingrosso, tra i più importanti in Italia, nato con lo scopo di svolgere, come funzione distributiva prevalente, la funzione di mercato preposto ad assorbire la produzione effettuata proprio nella piana di Fondi e ad incrementarla, razionalizzarla e selezionarla.
La stessa pianura fondana termina su un litorale che, per circa 13 km, offre un cordone dunale, in parte ancora intatto e che ospita una vegetazione ricca e primigenia, caratterizza la costa in maniera intatta ed inalterata.

ARCE

Adagiata sul fianco di un colle, dominata da Roccadarce, in bella posizione presso lo sbocco della valle del Liri, Arce conserva nelle ripide e strette vie del suo centro storico l’aspetto medioevale. Gran parte dell’abitato moderno invece si è sviluppato lungo la sottostante via Casilina e qui la laboriosità dei suoi abitanti ha concentrato molte delle sue attività. In due epistole, una al fratello Quinto, l’altra all’amico Tito Pomponio.
Attico, Cicerone parla del territorio “Arcanum” e di una Villa Arcana, descritta e magnificata. Certo del periodo romano restano iscrizioni e alcuni reperti. Non dimentichiamo che nel territorio di Arce era sita la colonia latina di Fregellae fondata dai Romani nel 328 a.C.. Oggi è un importantissimo parco archeologico, che, con scavi scientifici a livello universitario, sta rinvenendo alla luce ed è visitabile in qualunque momento dell’anno. Nel Medioevo Arce ha conosciuto vicende storiche travagliate: occupata nel VI sec. dai Goti di Totila, guerra con i Bizantini, venne devastata in seguito dalle orde saracene. Fu luogo strategico di notevole importanza, situato al confine tra Stato Pontificio e Regno di Napoli.

LATINA

Latina è la prima delle “città nuove” nate nel 1932 dalla bonifica integrale della palude Pontina. Nel 1934 fu elevata a capoluogo della nuova provincia che porta il suo nome e si estende da sud di Roma fino al Garigliano, fiume di confine tra la regione Lazio e la regione Campania, comprendendo tutte le città del litorale come Sabaudia, San Felice Circeo, le isole di Ponza, Palmarola, Ventotene e Zannone e delle colline come Sermoneta (borghi medievali dei monti Lepini, Ausoni e Aurunci).

La sua storia è recente, ma il suo territorio è antichissimo, dalla preistoria alle origini delle popolazioni latine preromane come testimonia il famoso e antico sito di Satricum. L’antichità di Latina è legata anche alla famosa strada consolare Appia, voluta dal console romano Appio Claudio nel 312 a.C., che collegava Roma con il sud dell’Italia.

 

Latina vanta paesaggi naturalistici di grande interesse, quali l’Oasi dei Giardini di Ninfa, unico nel suo genere è un giardino botanico all’inglese sui ruderi di una città medievale e il Parco Nazionale del Circeo che protegge parte di quello che era questo territorio prima della bonifica integrale, ovvero un polmone verde alle porte di Roma, con la ricchezza dei quattro laghi costieri che si estendono fino al promontorio di San Felice Circeo.

La storia della città di Latina, in quanto città di fondazione nata dalla mano dell’architetto Oriolo Frezzotti che ne disegnò in pochi mesi l’impianto viario e i principali edifici cittadini, è stata anche protagonista di grandi migrazioni, di duro lavoro e di importanti realizzazioni. L’urbanistica degli anni Trenta e i lavori della bonifica destarono l’attenzione della scena internazionale. Un giudizio di sintesi possiamo comprenderlo dalle parole della studiosa americana Diane Ghirardo che infatti afferma: “Latina mediò la difficile fusione del moderno e del tradizionale, sia nelle costruzioni che nel progetto urbano, più coerentemente che in altre città nuove” .
Oggi Latina pur avendo perso alcuni dei caratteri che la rendevano unica e virtuosa, rimane una città a dimensione d’uomo, dalla posizione strategica, a due passi da Roma, con un Litorale discretamente animato soprattutto durante la stagione primaverile ed estiva, la vicinanza di comunità montane ricche di tradizioni culinarie contadine e rituali ed una buona offerta culturale.

CASERTA

Caserta vede le sue origini in epoca etrusca, probabilmente con il nome di Galatia. Sorge nella parte Nord-Orientale della Campania ed e’ avvolta dalla catena dei monti Tifani. Nella campagna contro i romani nel 423 a.C., si schiera dalla parte di Annibale e per questo motivo viene punita duramente. In seguito restera’, con il nome Galatia, fino alla caduta dell’Impero romano, una sua colonia.

Durante l’epoca longobarda, la citta’ si forma attorno ad una torre d’avvistamento, oggi divenuta parte del palazzo della Prefettura. Il centro cittadino, in seguito, prende il nome di Torre, proprio per la costruzione longobarda.

Nel periodo Medievale e’; Casertavecchia (Casa Hirta) il centro cittadino, posta a 400 metri di altezza. In questi anni diviene centro vescovile e vengono apportate numerose modifiche urbanistiche, nonchÉ la costruzione di edifici quali; un Duomo con campanile e una cupola di stile siculo-arabo-romanico e la Chiesa dell’Annunziata.

Nel 1734, anno in cui arrivano i Borboni a Caserta, la citta’ vive il suo secolo d’oro. La dinastia spagnola dona alla citta’ una splendore mai piu’ spento grazie a numerose opere architettoniche, oggi patrimonio mondiale. Il re Carlo III di Borbone, che alloggia nel Palazzo Reale di Napoli, sente l’esigenza di farsi costruire un nuovo palazzo. Sia per ragioni difensive, sia per ragioni di comodita’ il Re decide di affidare il progetto del palazzo al piu’ grande architetto vivente, Luigi Vanvitelli. Carlo III, primo in orgoglio, vuole una residenza estiva unica al mondo, e cosi’ fu.

 

La nascita di un altro degli stupendi palazzi casertani lo si deve alla volonta’ di Ferdinando IV, che fa costruire a San Leucio una residenza con annessa una fabbrica per la produzione di seta. Inoltre il re fa costruire per gli operai i quartieri San Carlo e San Ferdinando, e negli stessi anni emette un famoso editto nel quale sogna la costituzione. Ferdinando vorrebbe una sorta di societa’ perfetta e chiede ai cittadini di San Leucio l’abolizione del lusso, con l’uguaglianza economica per tutti. Il progetto, l’utopia di “Ferdinandopoli”, purtroppo non va in porto.

Dalla costruzione della Reggia di Caserta, l’economia e la vita della citta’ si muovono intorno ad essa. Dopo la sconfitta dell’esercito borbonico nella battaglia di Volturno, Garibaldi pone il suo quartier generale a Caserta. La vittoria di Garibaldi porta all’annessione del Regno delle due Sicilie al Regno di Sardegna. Dal 1860 al 1919 segue il periodo legato alle vicende dei Savoia.

La citta ne esce profondamente dilaniata dalla II Guerra Mondiale, e la ripresa viene solo fra gli anni ’60 e ’80 con un boom edilizio enorme e in larga parte incontrollato. A conservare la tradizione storica della citta’ oggi resta il piccolo borgo di Casertavecchia, che sembra estraneo al resto della citta’. Lo sport cittadino e’ il basket, con la squadra locale, la Juvecaserta, che e’ l’unica in Italia a sud di Roma ad aver conquistato lo scudetto nazionale (1991). Allo stesso tempo, pero’, ai casertani non mancano i problemi: tra inquinamento del suolo, mobilita’ (in)sostenibile, le cave che hanno sventrato i colli che circondano la citta’, la scomparsa quasi totale del florido settore industriale di qualche decennio fa, Caserta per il suo rilancio si aggrappa al turismo ed alle produzioni di qualita’: la fama di Caserta fa continuamente il giro del mondo per le bellezze della Reggia e per la raffinatezza delle sete di S. Leucio, una delle piu’ pregiate al mondo che ricopre le pareti del Quirinale, della Casa Bianca e di Buckingham Palace.

VALMONTONE

Valmontone è un importante centro a pochi Km da Roma. La sua vicinanza con la Capitale e gli ottimi collegamenti autostradale e ferroviario hanno reso Valmontone una delle città più importanti della zona sud della provincia romana. L’abitato sorge su un colle tufaceo, a 330 metri sul livello del mare. Il paesaggio circostante è prevalentemente collinoso e ricco di verde, grazie alla presenza del vicino fiume Sacco e di numerosi sorgenti d’acqua. Negli ultimi anni Valmontone ha conosciuto un notevole incremento delle attività produttive grazie anche alla presenza di “Valmontone Outlet” e del parco di divertimenti “Rainbow Magicland”, con positive ricadute in termini occupazionali e di sviluppo del territorio.

Le origini della città sono molto antiche, sorta probabilmente in epoca pre-repubblicana ed identificabile con una delle città dell’Antico Lazio. Poche sono le testimonianze superstiti, tra cui alcune lapidi con iscrizioni oggi murate nell’atrio del Palazzo Doria Pamphilj.

La leggenda narra che la città di Labico, la cui controversa localizzazione è tuttora oggetto di discussione da parte degli studiosi, venne fondata da Glauco, figlio di Minosse. Il nome deriverebbe dallo scudo che i cittadini, valorosi guerrieri, impugnavano durante le battaglie. Lo scudo aveva l’impugnatura rivolta all’interno, in greco labi, da cui il nome di Labicum. Tra i vari autori dell’antichità, Virgilio, narrando dei popoli dell’Antico Lazio, cita i Labicani chiamandoli “dallo scudo dipinto”(da cui lo stemma della Città di Valmontone).

I ritrovamenti effettuati nel corso degli scavi archeologici condotti durante i lavori per la realizzazione dell’Alta Velocità nel tratto di Valmontone, testimoniano la presenza sul territorio di realtà abitative e produttive a partire dal IV secolo a. C. L’esempio più rappresentativo è il complesso archeologico di Sant’Ilario ad bivium. Nel XIII secolo Valmontone divenne feudo della famiglia dei Conti di Segni e Valmontone, cui seguirono gli Sforza. Nel 1631 la proprietà passò ai Barberini ed infine nel 1651 alla famiglia Pamphilj, che detenne la proprietà fino al termine della seconda guerra mondiale.

 

Il momento più importante della storia della città è indubbiamente legato all’intervento del principe Camillo Pamphilj. Sul luogo in cui sorgeva il castello medievale dei Conti di Valmontone, in parte demolito ed in parte inglobato nella nuova fabbrica, fu costruita un’imponente dimora – l’attuale palazzo Doria Pamphilj – in un contesto urbano rinnovato e che si configurava come un borgo provvisto di piazza, botteghe, casini del fattore e della lana, fienile, acquedotto, tanto da conquistarsi, nelle cronache dell’epoca, lo pseudonimo di Città Panfilia. Fra il 1657 ed il 1661, mentre il palazzo era ancora in costruzione, il principe chiamò a decorare il palazzo di Valmontone alcuni tra gli artisti più accreditati di quegli anni. Il palazzo reca ancora alcuni segni di un passato che lo ha profondamente stravolto. Innanzitutto i bombardamenti che Valmontone ha subito nel corso dell’ultima guerra, poi le varie trasformazioni apportate sulla struttura originaria per rendere il palazzo abitabile dai cittadini che avevano perso le loro case durante il conflitto.

Adiacente al Palazzo è la Collegiata dell’Assunta, eseguita su progetto di Matthia de’ Rossi fra il 1683 ed il 1689, eretta per volontà di Giambattista Pamphilj Aldobrandini sul luogo in cui sorgeva la chiesa di S. Maria Maggiore (fine sec. XII), che presenta una configurazione architettonica in linea con i maggiori esempi di barocco romano.

Altri monumenti di rilevante interesse sono la Fontana del Colle, la chiesa del Gonfalone, la chiesa di S. Maria delle Grazie ed il convento francescano di S. Angelo.

Con Breve del 26 settembre 1843, Papa Gregorio XVI elevò a rango di Città il castello di Valmontone, ricordandone le antiche origini e lodando il carattere degli abitanti.

Valmontone diede i natali ad illustri personaggi. Ricordiamo il poeta Giusto de’ Conti da Valmontone, nato nei primi anni del Quattrocento e morto a Rimini nel 1449 presso la Corte di Sigismondo Malatesta e Giuseppe Ballarati, che dedicò la sua vita alla causa delle lotte contadine, battendosi per la restituzione delle terre ai lavoratori e per il riconoscimento dei diritti loro negati.

SAN COSMA E DAMIANO

Santi Cosma e Damiano si sviluppa su tre piani. La località che si trova più in alto prende il nome di “ventosa” e vi si erge una torre medievale che guarda tutti i monti intorno e il mare del golfo di Gaeta. Più in basso, adagiato slle pendici del monte si trova il centro storico dove c’è la Chiesa di Santi Cosma e Damiano e il Comune.

Dopo l’ultima guerra mondiale che ha distrutto buona parte della città, i cittadini si sono spostati a valle vicino agli incroci stradali che portano a Minturno, a Formia e a Gaeta. Quì ci sono i supermercati, le banche, le officine e le piccole industrie nate nel dopoguerra.

Il territorio è ancora tutto da scoprire. Immerso nella conca del monte che lo sovrasta, al riparo dunque dai venti del Nord, il centro storico guarda la valle che si estende larga fino a Minturno, fino al mare. Salendo dalla valle verso la chiesa di Santi Cosma e Damiano si è salutati da alberi di arancio e di limoni che vi vengono incontro con i loro colori gioiosi.

Facendo perno su questo paese si può andare ovunque con tranquillità. Ci si può inoltrare nei viottoli che si snodano tra gli ulivi mirando i muretti a secco che sostengono le terrazze coltivate. Si può raggiungere velocemente il teatro romano di Minturno o salire a Suio a mirare il castello o arrivare fino a mare per immergersi nelle acque del gofo di Scauri.

CASSINO

Seconda città della provincia di Frosinone per numero di abitanti, fu per secoli il centro amministrativo della Terra di San Benedetto. Si sviluppa ai piedi del colle su cui sorge la celebre abbazia di Montecassino, in un luogo storicamente strategico per le comunicazioni tra il centro e il sud d’Italia.
Pressoché totalmente distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, e per questo nota anche come la Città Martire, è stata ricostruita nel dopoguerra. Vi ha sede l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale.

ITRI

Il sito ebbe una frequentazione in epoca preistorica: sono stati rinvenuti resti di epoca neolitica (strumenti in pietra e in ossidiana) e dell’età del bronzo (Valle Oliva, II millennio a.C.).

Fece parte del territorio degli Aurunci, conquistato quindi dai Romani, che vi realizzarono la via Appia nel 312 a.C. Il sito acquistò importanza come luogo strategico, tuttavia non si formò un nucleo abitato molto consistente, anche se è probabile la presenza di un piccolo centro, se non altro come stazione di posta. Le fonti, in realtà, non fanno diretto riferimento Le prime notizie di Itri risalgono al 914 (in un atto di vendita è citato uno “Stefano, itrano”). Tra il IX e l’XI secolo sorse il Castello su un’altura che dominava il passaggio della via Appia.

Itri fece parte del ducato di Gaeta e passò quindi sotto i Dell’Aquila, signori di Fondi e quindi ai Caetani. Appartenne sempre alla diocesi di Gaeta.

L’abitato sorse prima intorno al castello (città alta) e si espanse solo in seguito lungo la via Appia (città bassa). I due nuclei sono separati dal torrente Pontone (o Rio Torto). Un altro nucleo abitato era sorto nella zona di Campello, abbandonato nella seconda metà del XV secolo.

Vi nacque nel 1771 Fra’ Diavolo (Michele Pezza), che fu prima fuorilegge e quindi colonnello dell’esercito borbonico di Ferdinando IV, in lotta contro l’occupazione dei Francesi, che lo presero e impiccarono a Napoli nel 1806.

Dal XIII secolo e fino al 1861 fece parte del Regno di Napoli (poi Regno delle Due Sicilie) nell’ambito dell’antica Provincia di Terra di Lavoro, della quale continuo a fare parte anche dopo l’unità d’Italia, fino al 1927. Poi, durante il periodo fascista, stante il nuovo disegno organizzativo territoriale che comprendeva anche la istituzione delle Regioni, nel 1927 l’intera parte settentrionale della Provincia di Terra di Lavoro fu scorporata dalla neonata Provincia di Caserta e assegnata al Lazio (Province di Roma e Frosinone). In particolare quasi tutta la parte del Distretto di Gaeta fu assegnata alla Provincia di Roma. Infine nel 1934, Itri fu inclusa nel territorio della neocostituita Provincia di Latina (in quell’epoca fascista

Durante la seconda guerra mondiale, nel maggio del 1944, i bombardamenti distrussero il paese e i suoi monumenti al 75%.

FORMIA

Una posizione fortunata, quella di Formia in provincia di Latina, adagiata sul golfo di Gaeta, con un clima piacevole sempre, mitigato dal mar Tirreno di fronte e dai monti Aurunci alle spalle. Un luogo ideale per fermarsi dopo lunghi periodi passati sul mare, tanto è vero che i Romani la chiamarono Formiae dal termine Hormia, che significa approdo. Formia si sviluppa su una superficie di 73 chilometri quadrati all’interno del Parco Naturale dei monti Aurunci, ed è al centro di luoghi altrettanti affascinanti con cui confina, Gaeta, Itri, Minturno – Scauri e Spigno Saturnia. Inoltre è punto di partenza di aliscafi diretti alle splendide isole di Ponza e Ventotene. Le sue spiagge sono quelle di Vendicio, Acquatraversa, S. Ianni e Gianola. La storia di Formia è ammantata di tante leggende. Prima di tutto, sembra sia uno dei luoghi ove si è fermato Ulisse, ma delle sue imbarcazioni, solo alcune riuscirono a scappare, per via della presenza di antichi giganti cannibali, i Lestrigoni. Una lunga e poderosa cinta di mura poligonali, conservate in parte sulla costa e in parte nel quartiere di Castellone, testimonia la presenza del popolo degli Aurunci, cui si deve probabilmente la costruzione, anche se c’è chi dice che i primi abitanti in assoluto furono i Laconi, di origine spartana.

Conquistata dai Romani tra il V e IV secolo avanti Cristo, è considerata da subito strategicamente importante, tanto è vero che dal 312, sempre avanti Cristo, si costruisce la via Appia, porta verso l’Oriente. Numerosi resti di ville romane testimoniano che il luogo era assai apprezzato dai Romani, come Cicerone che vi costruì una delle sue ville e vi morì nel dicembre 43 avanti Cristo, per mano dei sicari inviati da Antonio. Con la fine dell’Impero romano d’Occidente, la città è messa a ferro e fuoco dai barbari di vari popoli e dalla guerra greco-gotica. Motivo per cui i suoi abitanti si disperdono cercando la salvezza, dividendosi in due nuclei: quello costiero di Mola di Gaeta e quello collinare di Castellone. Una separazione che finisce solo nel 1863, quando i due agglomerati sono riuniti col nome di Formia. Durante la Seconda guerra mondiale, grandi perdite sotto i bombardamenti, come la scomparsa delle dieci delle dodici torri del Castellone medievale. Il turismo, prima di tutto, caratterizza l’economia di Formia il cui territorio è anche ricco di vigneti, uliveti, frutteti. Forte la produzione di tanti tipi di ortaggi che arrivano nei mercati di tutta Italia, nonché l’attività della pesca.

LENOLA

Lenola si trova a 425 metri sul livello del mare, all’estremità occidentale della provincia di Latina, da cui dista 68 km, ai confini con la provincia di Frosinone. Comune di 45,70 km², con una popolazione di circa 4.195 abitanti, è posta a pochi km da Fondi lungo la Strada Statale 637 che collega questo centro a Frosinone. Proprio lungo questa strada, in prossimità del Km.36, fino a qualche anno fa era possibile ammirare il cippo in pietra segnante il confine tra lo Stato Pontificio ed il Regno di Napoli di cui Lenola rappresentava l’ultimo baluardo. Anticamente chiamata Inola, Inula, Enola, come risulta da moltissime pergamene dell’archivio di Montecassino, l’origine della città è abbastanza incerta.
Prima che Roma estendesse il dominio nel Lazio, era Magistrato di Inola
Alfio Sabio. Il suo mausoleo si poteva ammirare sin verso la fine del 1800 in quella contrada che oggi è chiamata “Vallefusica”. Qui è stato rinvenuto un cippo in pietra con una iscrizione dedicata al magistrato e conservata attualmente presso il palazzo comunale.

In questo periodo Lenola ebbe uomini illustri che raggiunsero i vertici
del potere nel governo di Fondi. Ci sono stati tramandati i nomi di
Alessio governatore, Arcasio, senatore, e Valerio, questore e tribuno
della plebe. Lenola, che i Romani chiamavano “Oppidum Ini”, finì insieme
a Fondi sotto il dominio di Roma quando questa, estese il suo dominio
nel Lazio (492-395 a.C.). Nella notte tra l’8 e il 9 agosto 1534 il famigerato corsaro Kair-ed-din detto il “Barbarossa” assaltò Fondi per rapire la bellissima contessa Giulia Gonzaga che, però, avvertita in tempo, riuscì a fuggire. Il pirata, deluso, ordinò una feroce carneficina ed un orrendo saccheggio, incendiando e profanando templi. Un gruppo di suoi seguaci, con la speranza di trovare la contessa si spinse nel territorio lenolese, dove
sembra che avesse trovato rifugio nel castello baronale. Devastò i campi
fertili e, a poche centinaia di metri dal paese, incendiò il ricco Monastero dei Benedettini intitolato a S. Martino in località omonima, mai più risorto. Quasi tutti i religiosi perirono; andarono distrutte antiche e preziose memorie ed opere d’arte. Ma alla fine, il vecchio barone Manfredi, messosi a capo di gran parte dei cittadini riuscì a sconfiggere i pirati nordafricani.

VELLETRI

Velletri (in latino Velitrae, greco antico Ουελὶτραι) è una città di 51.000 abitanti[1] nel Lazio, in provincia di Roma. Inclusa erroneamente nell’area dei Castelli Romani nonostante la sua lunga e gloriosa tradizione di libero comune, Velletri è uno dei centri economicamente e culturalmente più vivi della provincia. È inoltre il primo comune tra i quindici comuni dei Castelli Romani sia per numero di abitanti, che per estensione territoriale.

Antichissima città dei Volsci, già autorevole al tempo di Anco Marzio tanto che trattava da paro a paro con Roma, lo storico Dionigi d’Alicarnasso la definisce επιφανης, “illustre”[2]. È sede della Sede suburbicaria di Velletri-Segni, ed è stato teatro di due storiche battaglie: nel 1744[3] e nel 1848[4]. Velletri fu nel Medioevo uno dei pochi liberi comuni del Lazio e dell’Italia centrale, e una delle pochissime città a conservare una propria vita cittadina.

Oggi Velletri ospita un tribunale circondariale e un carcere, oltre a numerosi istituti superiori e licei. Capolinea della ferrovia Roma-Velletri inaugurata da Pio IX nel 1863, la città è uno dei centri attraversati dalla Strada Statale 7 Via Appia. La vita culturale, effervescente fin dal XVII secolo con la nascita di numerose Accademie, è oggi piuttosto interessante, grazie a teatri, musei, cinema, biblioteche ed archivi.