Alaniz solo show ‘ El Otro Lado / The Other Side’ curated by Davide Rossillo

Formia Italy 10 Aprile 30 Maggio 2022

intervista di Marica Gagliardi

Il 10 Aprile del 2022, nello spazio espositivo “Davide Rossillo Contemporary”, verrà inaugurata “El Otro Lado”, la prima mostra personale italiana di Alaniz.

Cittadino del mondo, street artist e pittore contemporaneo, ha fatto del viaggio una ragione di vita. Una parte fondamentale del suo processo creativo consiste nell’entrare in contatto con altre culture e trarre ispirazione dalle umanità che incontra sul suo cammino. Le sue radici sudamericane si mescolano alle influenze dei numerosi luoghi in cui ha vissuto, dando vita a uno stile unico, in cui il protagonista assoluto è l’essere umano, con i suoi chiaroscuri, le sue passioni e le sue contraddizioni.

[Occhi piccoli e profondi, naso arabesco, pelle color sabbia e lunghi capelli neri. Alaniz mi siede di fronte nel cortile della galleria. Con un gesto naturale, collaudato dal tempo, stappa una birra tra i denti e, senza perdere il sorriso, inizia a raccontarmi la sua storia.]

Chi è Alaniz?

Alaniz è tante cose, ma soprattutto un artista e un viaggiatore. Vivo per l’arte, non potrei fare altro.

Quali sono state le tue fonti di ispirazione?

Sembrerà sciocco, ma la prima volta che mi sono detto “ecco, è così che voglio vivere”, è stato dopo aver visto il film “Titanic”. Lo stile di vita bohemien del protagonista, che sale sulla nave per scommessa, la sua libertà, il suo spirito avventuriero, hanno smosso qualcosa dentro di me. Volevo farlo anch’io: partire, viaggiare, esplorare il mondo. Ma la vita mi ha costretto ad aspettare, prima di poter realizzare il mio sogno. Sai, sono diventato padre a diciotto anni.

Prima di diventare Alaniz, chi era Emanuel?

Un ragazzo timido, introverso, sicuramente un po’ ingenuo. Diventare genitore mi ha costretto a mettere da parte l’arte, per poter lavorare e mantenere la mia famiglia. Il contesto in cui vivevo poi, mi spingeva a pensare alla vita “reale”, a restare coi piedi per terra. Buenos Aires è diversa dalle grandi città europee. Lì la vita è dura, l’arte è una cosa da illusi.

Sei un autodidatta. Come hai imparato a dipingere?

Mio padre era un imbianchino e quando ero piccolo a volte mi chiedeva di dargli una mano, ma non sopportavo quelle pareti di un solo colore, le trovavo noiose, un’occasione sprecata. Quando poi ho iniziato a lavorare per mantenere la mia famiglia, prendevo ogni giorno un treno che impiegava un’ora ad arrivare a destinazione. Nel tragitto disegnavo freneticamente le persone che mi circondavano. Dovevo essere veloce, perché non potevo sapere quando sarebbero scese. E’ così che ho imparato.

Cosa o chi ti ha spinto a intraprendere la carriera d’artista?

Quando avevo diciassette anni conobbi un musicista. Era un personaggio assurdo, con una vita pazza e sregolata. Un vero artista. Divenne per me una sorta di mentore, un maestro. All’epoca, insieme a tre amici, avevo creato un giornalino indipendente su cui scrivevo e disegnavo. Una settimana prima di morire ucciso, nel giorno del suo ultimo concerto, quell’uomo mi disse: “Emanuel, ascoltami bene: tu sei un vero artista”. Non l’ho mai dimenticato.

Hai incontrato altri maestri nella tua vita?

Sì. Ho da sempre l’abitudine di uscire a camminare, quando ho bisogno di schiarirmi le idee, di capirci qualcosa. In una di queste passeggiate notturne incontrai una senzatetto, che leggeva la Bibbia, sdraiata davanti a un bancomat. Mi disse di essere una profetessa e io, divertito, le chiesi cosa intendesse. Mi domandò se credessi in Dio e se l’idea di Dio mi facesse sentire bene. Le dissi di sì. Allora lei mi rispose che essere un profeta vuol dire condividere con tutti quel sentimento legato a Dio che ci fa stare così bene e che chi non lo fa è un egoista. La sua provocazione mi fece realizzare che per me Dio è l’arte e che, per onorarla, dovevo condividerla col mondo.

Perché hai scelto il tuo cognome come nome d’arte?

Una volta, per gioco, andai da una chiromante. Sai, in Sud America la magia è sentita quasi quanto la religione. Mi predisse il futuro e mi disse che per avere successo avrei dovuto viaggiare e presentarmi alla gente con il mio cognome. Mi parlò anche di una piramide, ma allora non capii. Anni dopo ho creato il mio tag: una piramide le cui linee racchiudono le lettere del mio cognome. Me lo sono anche tatuato.

[Alaniz afferra il quaderno su cui sto prendendo appunti e inizia a tracciare le linee di una piramide, mostrandomi come effettivamente ognuna di esse componga prima una A, poi una L, poi di nuovo A e così via… Mi restituisce il quaderno e mantenendo la sigaretta in bocca mi mostra il tatuaggio sulla sua spalla.]

Nel mondo della street art c’è qualcuno a cui ti ispiri?

Senza dubbio Blu. E’ vedendo le sue opere che ho capito di voler essere uno street artist. Lo sfondo politico e le tematiche sociali dietro ai suoi lavori, la concezione di arte non elitaria che appartiene alla cultura urbana, facevano già parte di me, per via dell’aria che si respira in Sud America. E’ stato un processo naturale.

Che cos’è casa per te?

Casa sono io, il mio corpo, il mio spirito, le mie mani. Non ho bisogno di altro. Se un amico mi chiama e mi dice di raggiungerlo dall’altra parte del mondo, io posso partire anche domani. E’ così che sono finito a vivere in Messico per tre anni.

Questa sarà la tua terza mostra personale. Cos’è “El Otro Lado”? Cosa dobbiamo aspettarci?

Il tre per me è un numero importante. Con questa mostra voglio portarvi in un’altra dimensione, svelarvi l’altro lato della realtà, quello non tangibile, misterioso, onirico, ma anche femminile. Vedrete molte tipologie di donne. Il mondo oggi ha bisogno di riconoscere l’importanza dell’energia femminile, la sua forza creatrice e rivoluzionaria, che risiede in ognuno di noi.

Emanuel Alaniz è un artista argentino, nato a Mendoza nel 1985. I suoi primi interventi in strada risalgono al 2011, quando ha iniziato a realizzare paste-up e murales nelle fabbriche abbandonate di Berlino, in Germania, dove ha vissuto e creato per 7 anni. Con rulli e pali di estensione come suoi strumenti caratteristici, Alaniz ha dato vita a uno stile riconoscibile e molto apprezzato all’interno della comunità d’arte urbana. Ha ospitato mostre personali e collettive e ha preso parte a vari festival internazionali.

Dal 2015 viaggia per il mondo e i suoi interventi pittorici possono essere ammirati in città come Parigi, Madrid, Londra, Berlino e in Paesi come Messico, Colombia, India e Tailandia.